I farmaci della vergogna

22 Maggio 2007 By Paolo Palmas

 

In un recente saggio Alan Cassels, ricercatore canadese che si occupa di politiche farmaceutiche, e Ray Moynihan, giornalista americano di fama, che scrive su riviste ben conosciute al mondo scientifico (come The Lancet, British Medical Journal,ecc.) sostengono come sia necessario imparare a diffidare di tutto ciò che fa business sulla salute degli individui.

Ormoni a sospetta attività cancerogenetica, antidepressivi che inducono addirittura al suicidio, antibiotici accusati di essere co-responsabili di alcuni tumori, sono solo alcuni dei farmaci che vengono prescritti indiscriminatamente da certa classe medica , chiudendo gli occhi sulla non trascurabile verità che pharmacon in greco significa veleno.

Lievi problemi vengono dipinti come patologie gravi, creando così il bisogno di un nuovo rimedio; così la timidezza si vede come fobia sociale, la sindrome pre-mestruale diventa una malattia mentale, l’ipercolesterolemia si guarisce soltanto con le statine. Secondo il professor Shah Ebrahim, riceratore inglese, le statine sono un valido rimedio solo nei casi di persone che abbiano avuto disturbi cardiaci, mentre per la maggioranza di quelle sane sarebbe molto più sicuro modificare, migliorandole, le proprie abitudini alimentari, fare una moderata ma costante attività fisica aerobica e smettere di fumare.

La verità è che la maggior parte degli esperti che fanno parte delle commissioni di valutazione dei farmaci lavorano anche in qualità di consulenti, relatori o ricercatori per le più grandi case farmaceutiche al mondo. In alcuni settori poi, come quello degli antidepressivi, quasi tutti i test clinici sono finanziati dai produttori anziché da fonti pubbliche .

I meccanismi, dunque, sono semplici: si fa diventare malattia la menopausa, si danno antidepressivi a donne irritate per l’arrivo del ciclo mestruale, si trattano i bambini con disturbi dell’attenzione con sostanze anfetaminosimili, evitando prima di indagare su un eventuale disagio psicologico, creando il più grande business della salute.

Pur non svalutando l’importanza di alcune molecole farmacologicamente attive nella terapia di alcune patologie, noi di Nutrifood propendiamo certamente verso l’acquisizione di una serie di abitudini che conducano allo sviluppo individuale della prevenzione e del benessere: curare le abitudini alimentari, riducendo il rischio di fenomeni infiammatori indotti per esempio dalla presenza di intolleranze o alimenti biologicamente poco compatibili, programmare una moderata attività fisica di tipo aerobico, ritrovare il piacere di rallegrarsi per quel che si ha e di condividerlo con gli amici e la famiglia.

Staff nutrifood.