Omocisteina e prevenzione cardiovascolare

27 Novembre 2007 By Paolo Palmas
Le malattie cardiovascolari rappresentano la maggior causa di mortalità nei paesi industrializzati; oltre ai tradizionali fattori di rischio associati, come il fumo, il diabete, le dislipidemie, l’obesità e l’ipertensione, negli ultimi anni diversi studi indicano nei livelli plasmatici di omocisteina un possibile indicatore del rischio cardiovascolare.
L’omocisteina è un aminoacido essenziale che può aumentare nel sangue per diverse cause, tossiche, genetiche, metaboliche, ormonali e dietetiche; deriva dal metabolismo intermedio della metionina, e i suoi livelli plasmatici possono essere modificati con una condotta alimentare equilibrata e con l’acquisizione di un corretto stile di vita. Si ricorda che il tabagismo, l’eccessivo consumo di alcolici e l’assenza di attività fisica sono forti fattori condizionanti l’incremento dell’omocisteina plasmatica, e quindi aumentano il rischio di malattia cardiovascolare.
Il deposito di omocisteina sui vasi risulta lesivo, favorendo direttamente sull’endotelio la progressione delle placche di aterosclerosi, ma anche aumentando la aggregazione piastrinica e stimolando alcuni fattori della coagulazione.
Un recente studio pubblicato sul numero di Novembre dell’American Journal of Clinical Nutrition ( Am. J. of Clin. Nutr. 2007; 86(5): 1563S-1568S) indica nella carenza di vitamina B6, vitamina B9 e vitamina B12 importanti fattori che influenzano l’incremento dei valori di omocisteina ematica. E’ indubbio che la supplementazione di questi fattori vitaminici, sia attraverso la dieta sia attraverso un adeguato programma integrativo, migliori i livelli di omocisteina, abbassandoli. Questo è un dato importante non solo nell’approccio terapeutico dei soggetti con malattia coronaria o con livelli elevati di omocisteina ematica, ma anche e soprattutto nella formulazione di un programma preventivo da estendere a tutta la popolazione. Da diversi anni, da quando la Food and Drug Administration raccomanda la supplementazione nella dieta di vitamina B6 e acido folico, negli Stati Uniti si è assistito ad un progressivo decremento della mortalità dovuta ad incidenti vascolari. Si ricorda che le principali fonti di vitamina B6 sono il germe di grano, alcuni tipi di pesce (sgombri, sardine, tonno, alici, salmone), il fegato di vitello, il riso bruno, la farina di soia e la banana, mentre l’acido folico (vitamina B9) è particolarmente rappresentato nell’arancio, nel kiwi, nelle insalate a foglia scura, nelle leguminose, nel pomodoro e nel germe di grano (l’acido folico è particolarmente sensibile alle temperature elevate, se ne raccomanda quindi l’introduzione attraverso il consumo di cibi crudi).
Inoltre non si deve dimenticare l’importanza della vitamina B12, o cianocobalamina, totalmente assente nel regno vegetale, particolarmente rappresentata nel vitello, nel pesce (aringa, sgombro, sardine), nei molluschi, nelle uova e in alcuni latticini.
Infine, l’aspetto nutrizionale risulta importante anche in via indiretta; poiché i livelli di omocisteina risultano elevati in alcune condizioni patologiche condizionate anche dalla condotta alimentare, come per esempio la psoriasi, appare evidente che il miglioramento delle abitudini alimentari influenzi positivamente anche il controllo dell’omocisteinemia.
Come diceva Ippocrate, “la medicina sia il vostro cibo, il cibo la vostra medicina”.
Staff Nutrifood.