Il grande business dei farmaci
22 Gennaio 2008Nel recente passato, Nutrifood ha più volte affrontato la questione della pericolosità di alcuni farmaci, a tal punto da ritenere importante informare il lettore dei possibili danni legati a forme terapeutiche talvolta inutili e certamente pericolose; è in progettazione infatti un servizio di farmacovigilanza, attivo a breve, che verrà costantemente aggiornato in funzione delle novità documentate dalla Letteratura scientifica internazionale. Alcune delle condizioni patologiche che negli ultimi anni sono state a più riprese analizzate da diversi studiosi di tutto il globo, come per esempio l’ipercolesterolemia e l’osteoporosi, sono diventate oggi l’emblema di un approccio terapeutico sbagliato e spesso dannoso, sospinto dal vento inebriante del consumismo farmaceutico.
A sostegno di queste teorie, giunge la riflessione di una delle figure più autorevoli della ricerca farmaceutica, quella di Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “ Mario Negri ” di Milano, e fondatore della European Organization for Research on Treatement of Cancer, e pubblicata su La Stampa.
Senza mezzi termini viene dichiarato che, siccome l’industria farmaceutica sponsorizza e promuove lo studio di molecole che hanno un certo ritorno in termini economici, si può dedurre che anche il mondo accademico tende a seguire la spinta degli indirizzi imposti dalle aziende farmaceutiche; esistono oggi delle malattie definite rare, che rappresentano circa il 10 % delle patologie considerate gravi, per le quali non vi è interesse commerciale a promuovere ricerca. Inoltre, non meno grave, si tende ad enfatizzare i benefici di alcuni farmaci, senza valutarne con attenzione la tossicità relativa. Ciò è particolarmente allarmante in pediatria, dove soltanto la metà dei farmaci è stata sperimentata nei bambini; è gravissimo che un rimedio farmacologico (ricordiamo che pharmacon in greco significa veleno) venga somministrato ai bambini in funzione del loro peso corporeo, considerandoli cioè dei piccoli adulti, invece che organismi instabili in crescita e formazione continua.
Inoltre non tutti i rimedi procurano il beneficio sperato; sovente i trattamenti risultano efficaci soltanto in un piccolo numero dei soggetti trattati (in alcuni casi il 5 %, in altri addirittura il 5 per mille), la maggioranza dei quali dunque viene aggredita farmacologicamente senza successo, e senza conoscere con precisione gli effetti collaterali, comunque inerenti a qualsivoglia terapia farmacologica. Determinare con opportune ricerche chi possa essere trattato con alte percentuali di successo, comporterebbe, da parte delle case produttrici, una insopportabile diminuzione delle vendite. E’ evidente che le società scientifiche e il mondo accademico mostrano, in questo senso, chiari conflitti di interesse. E’ un dato di fatto, che molti degli esperti che fanno parte delle commissioni di valutazione dei farmaci, lavorano anche in qualità di consulenti per le più grandi industrie farmaceutiche mondiali; in alcuni settori poi, come quello degli antipsicotici e degli antidepressivi, la gran parte dei test clinici è finanziata dai produttori invece che dagli organi governativi.
Dal 1995, in Europa, l’approvazione dei nuovi farmaci è regolata dall’EMEA (Agenzia europea dei medicinali), la quale dipende dalla direzione generale dell’industria, invece che, come parrebbe più logico, da un organo legislativo legato alla Sanità; ciò significa che in Europa, i farmaci sono considerati un bene di consumo, invece che strumenti di salute.
Cercare di fuggire da questo intrigo internazionale è molto difficile e complicato; la miglior forma di terapia, ancora una volta, rimane la prevenzione, da sviluppare individualmente in funzione delle proprie caratteristiche biologiche, immunitarie, sociali e culturali. La scelta di regimi nutrizionali adeguati al proprio biotipo, la determinazione delle possibili intolleranze alimentari (con l’ausilio di specifici test di valutazione) e l’allontanamento di eventuali metalli tossici trattenuti (valutabili, per esempio, attraverso il Mineralogramma) sono alcuni dei suggerimenti che Nutrifood propone per il mantenimento del benessere. Solo così è possibile allontanare lo spettro dell’apocalisse chimica e della tempesta farmacologica.
Staff Nutrifood.