Prevenzione alimentare dell’artrite
1 Marzo 2008Si fanno sempre più evidenti le associazioni tra la condotta alimentare ed alcune forme di artrite. Nutrifood ha già affrontato il tema delle influenze nutrizionali sul mantenimento di uno stato infiammatorio, anche articolare, e il ruolo dei fattori dietetici nella evocazione di risposte immunologiche è ormai dimostrato.
Nuovi studi concorrono a sostenere queste evidenze scientifiche, sia confermando l’importanza delle ipersensibilità alimentari individuali, sia individuando un gruppo di sostanze, le adipochine, prodotte dagli adipociti e derivanti da errate abitudini alimentari, responsabili dell’esaltazione dello stimolo infiammatorio articolare.
In uno di questi lavori ( Rheumatol Int 2006 Apr; 26(6): 556-60) sono stati valutati gli effetti di allergeni alimentari in pazienti affetti da artrite reumatoide, evidenziati tramite prick test. Gli alimenti risultati positivi, dopo un breve periodo di sospensione, sono stati reintrodotti ad alto carico per un periodo di 12 giorni; i soggetti ai quali era stata evidenziata una marcata positività al Prick Test hanno sviluppato dolore e rigidità articolare, oltre che evidenziato un’alterazione dei valori ematochimici di alcuni parametri dell’infiammazione, mentre ai soggetti affetti da artrite reumatoide, ma negativi agli allergeni in questione, lo stesso carico alimentare non ha sviluppato recrudescenze nella sintomatologia infiammatoria articolare. Il dato, pur se verificato su un campione ridotto di persone, è molto interessante, e rende il giusto merito a tutti coloro che da tempo individuano nelle ipersensibilità alimentari una possibile concausa nello sviluppo e nel mantenimento di molte patologie articolari.
Ancor più meritevole di approfondimento, uno studio di origine spagnola, in cui si attribuisce ad un gruppo di peptidi prodotti e rilasciati dal tessuto adiposo, le adipochine, un ruolo centrale nella risposta immunitaria e infiammatoria a livello articolare. La individuazione di queste sostanze ha inoltre permesso di formulare ipotesi patogenetiche rispetto a malattie connesse con l’obesità, come la sindrome metabolica e il diabete di tipo 2, correlato ad un’aumento dell’insulino-resistenza.
Il tessuto adiposo bianco rappresenta una fonte inesauribile di questi elementi ad azione pro-infiammatoria, le adipochine appunto, che sostengono, tra le altre, anche condizioni morbose come l’aterosclerosi ed altri difetti vascolari. La più conosciuta di queste molecole, la leptina, insieme ad altri segnali neuroendocrini, sembra svolgere un ruolo dominante in malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide; è interessante sottolineare che, in pazienti affetti da AR, la caduta della leptina circolante indotta dal digiuno è stata associata ad una più bassa reattività linfocitaria. Viceversa, l’aumento della leptina, dovuto per esempio ad un rapporto errato dei macronutrienti nella dieta, alla sistematica introduzione di cibi favorenti l’insulino-resistenza, o alla presenza di ipersensibilità alimentari (intolleranze o allergie) non trattate, sarebbe implicato nello sviluppo di malattie degenerative articolari attraverso la produzione di sostanze che favorirebbero la degenerazione della matrice cartilaginea. Nuovi elementi, dunque, rimarcano l’importanza delle abitudini alimentari e dello stile di vita in condizioni patologiche di particolare compromissione, quali l’artrite reumatoide. Benché ulteriori studi siano necessari per la definizione di protocolli terapeutici e preventivi omogenei, la conoscenza delle intolleranze alimentari, e l’applicazione di un programma nutrizionale individuale che favorisca il controllo del peso e dell’insulina (considerato oggi uno degli ormoni a più alta attività infiammatoria) costituiscono sicuramente livelli di informazione dai quali, forse, è bene non prescindere.
Staff Nutrifood.