Cuore a rischio con la psoriasi
20 Marzo 2008La psoriasi è una malattia cutanea non infettiva, condizionata nella sua evoluzione e nel conseguente trattamento da molti fattori, tra cui dieta, fattori emozionali e stile di vita.
Un recente lavoro pubblicato su JAMA ( Gelfand JM et al, JAMA 2006; 296:1735-1741) consente di ipotizzare un maggior rischio di incidenza per l’infarto del miocardio in presenza di malattia psoriasica severa. Lo studio prospettico è stato condotto in Gran Bretagna tra il 1987 ed il 2002, ed il periodo medio di ciascuna osservazione è stato di oltre 5 anni. Nel lavoro sono stati seguiti circa 550.000 soggetti di controllo, 127.000 con psoriasi lieve e quasi 4.000 con psoriasi grave; nei pazienti con psoriasi è stato rilevato un maggior rischio di infarto del miocardio, variabile in funzione dell’età. In particolare i rischi maggiori si sono osservati in soggetti giovani (entro i 30 anni) con forme gravi di psoriasi. In base ai dati ottenuti, gli Autori deducono che la psoriasi può rappresentare un fattore di rischio indipendente per l’infarto miocardico.
Alla luce di queste indicazioni, appare fondamentale cercare di controllare l’evoluzione della malattia, soprattutto attraverso un miglioramento delle abitudini alimentari e dello stile di vita personale.
Dal punto di vista nutrizionale vi sono aspetti ricorrenti nelle varie forme di psoriasi: in numerosi studi vengono riportate evidenze cliniche degli effetti dannosi derivanti dall’assunzione sistematica di latte e derivati; questo aspetto appare ancor più comprensibile in funzione della maggior secrezione di insulina sostenuta dall’introduzione sistematica di proteine del latte (si ricorda che l’insulina è un ormone pro-infiammatorio). Non a caso i latticini sono anche implicati nel mantenimento di alcune forme artritiche, tra le quali quelle psoriasiche.
Un altro aspetto da rimarcare è legato al ruolo delle Solanacee. Nonostante sia suggerita per il paziente affetto da psoriasi un’alimentazione ricca in pesce e verdure di stagione, numerose evidenze scientifiche sconsigliano l’assunzione di alcuni vegetali ricchi di solanina, tra cui melanzane, patate, peperoni e pomodori. E’ bene ricordare che il controllo della patata può talora rivelarsi difficile, se non si considera la sua presenza anche in preparazioni industriali che utilizzano la fecola in qualità di agente addensante o gelificante.
E’ poi utile ridurre drasticamente il consumo di carni suine ed insaccate, di alimenti fritti e speziati e di superalcolici; anche la presenza di intolleranze alimentari può concorrere al mantenimento di uno stato infiammatorio persistente, che, se non controllato, può aggravare il quadro cutaneo.
Staff Nutrifood.