A mangiar bene s’impara da piccoli

18 Agosto 2008 By Paolo Palmas
Oggi sempre più frequentemente incontriamo bambini che presentano problemi alimentari, di varia natura, il sovrappeso, l’obesità, il rifiuto del cibo, l’estrema selezione di alcuni cibi, i rituali che accompagnano i pasti, il rifiuto per alcuni alimenti, le intolleranze, che sottendono disagi e cattive abitudini socio-famigliari. I problemi alimentari crescono in maniera esponenziale insieme ai bambini e per questo motivo è importante imparare a ”mangiare bene” fin da piccoli. Le statistiche per esempio ci dicono che un bambino su tre , di età compresa tra i tre e i dieci anni, ha problemi di sovrappeso a causa proprio delle cattive abitudini alimentari acquisite fin dalla nascita ; ai genitori, al consumismo, ai mass media va la responsabilità di questo problema, là dove certamente possono essere escluse cause di origine fisica. Contrariamente a quanto generalmente si pensava un tempo, un bambino “cicciotello” non è sinonimo di buona salute, ma anzi sta iniziando a manifestare disagi che cresceranno in maniera esponenziale con lui, anche se riuscirà nell’adolescenza o nell’età adulta a dimagrire. Al di là dei non trascurabili problemi fisici che il sovrappeso nell’infanzia può indurre con il tempo nell’organismo (es. carie frequenti, diabete, malattie cardiache e vascolari, danni allo scheletro, piedi piatti, modifica della colonna vertebrale con il rischio di artrosi in età adulta, ecc), vi sono componenti psicologiche importanti che influenzano e determinano lo svilupparsi di alcuni tratti di personalità del bambino. I bambini obesi, per esempio, hanno il baricentro spostato e quindi sono più soggetti a cadute e a conseguenti fratture: questa difficoltà di equilibrio si riflette anche sul temperamento, sull’autostima, sulla sensazione di autoefficacia e sulla formazione del Sé. Sono meno coordinati, più fragili e più lenti e anche queste caratteristiche possono diventare modalità di funzionamento psichico in età adulta . Ci sono anche bambini che all’apparenza sono magri, ma di fatto la loro massa adiposa ha sostituito quella muscolare a causa di una cattiva alimentazione, di scarsa attività fisica, dell’eccessivo tempo trascorso davanti alla televisione o alla play station: anche questi bambini sono lenti e fragili e hanno la sensazione di non avere sufficienti forze ( e quindi risorse) per affrontare i pesi della vita. Un bambino con problemi di sovrappeso solitamente è meno attivo, meno vivace e socializza meno; spesso tende a diventare introverso e poco sicuro di sé e rischia presto di entrare in un terribile circolo vizioso: si sente diverso dagli altri, si chiude, si isola, gli altri bambini lo evitano e lui si rifugia ancora di più in se stesso e nel cibo, come unica fonte di gratificazione. L’80 % dei bambini obesi resta obeso da grande con immaginabili compromissioni di tipo fisico, psichico e relazionale. Il 71 % dei bambini mangia fuori pasto, solitamente merendine, pesanti da digerire e ricche di calorie. Mancano sempre di più, all’interno delle famiglie le regole alimentari, mentre tante sono le tentazioni dovute al consumismo e alla pubblicità. Le mamme che lavorano hanno sempre meno tempo per preparare ai figli alimenti sani e naturali e sempre di più si affidano a prodotti confezionati; inoltre, spesso si sentono in colpa per il poco tempo che possono trascorrere con i bambini e tendono inconsapevolmente a colmare questi vuoti. I nonni poi, sovente, hanno la tendenza a riempire i nipotini di leccornie, tentando così di conquistarli in modo incondizionato e di supplire le reali o presunte carenze affettive. I genitori e le figure di accudimento in genere devono imparare a porre limiti al figlio anche per quanto riguarda il cibo; è necessario mantenere il massimo equilibrio e stabilire regole di sana e corretta alimentazione ( orari dei pasti, luoghi di consumo, rituali, variazione dei cibi offerti). A volte bastano piccoli accorgimenti per evitare che i bambini imparino a mangiare male. Per esempio si può evitare di portarli a fare la spesa, se poi una volta al supermercato costringono i genitori a comprare tutto ciò che loro vogliono; meno merendine e snack si tengono in casa e meglio è, perché i messaggi che si mandano sul tipo di alimentazione devo passare attraverso canali verbali e pratici coerenti (paradossale è sgridare i bambini perché mangiano le cosiddette “ porcherie” quando queste sono state acquistate proprio dai genitori !). E’ importante evitare che i bambini si facciano troppo influenzare dalla pubblicità, spiegando loro in modo semplice che non tutto ciò che viene proposto dai mass media è salubre e va acquistato. Assolutamente nocivo usare il cibo che piace al bambino come premio o ricatto per i suoi comportamenti; se i bambini scoprono che insistendo o minacciando di non mangiare ottengono quello che vogliono, non si faranno scrupoli a insistere ogni volta che nel piatto c’è qualcosa che non è gradito. Questo meccanismo diventa potenzialmente pericoloso perchè fa insorgere nei bambini vissuti di onnipotenza e di potere relazionale che poi non sono in grado di gestire. Consumare il più possibile i pasti insieme in famiglia, a orari prestabiliti, senza la televisione accesa, dialogando con serenità ed allegria, insegna ai bambini ad associare al cibo un vissuto positivo e conviviale; appena possibile bisogna insegnare loro il valore del cibo, spiegare l’origine degli alimenti magari attraverso racconti fiabeschi e divertenti, evitare lo spreco e farsi aiutare nella preparazione sia della tavola sia dei pasti. Una buona educazione alimentare deve sempre essere acquisita da piccoli, recuperarla da adulti è più difficile; se le regole per una buona alimentazione non si imparano da piccoli, i danni si vedono presto e il bambino può scaricare nel cibo tutti i suoi disagi. I problemi alimentari non vanno mai sottovalutati, né trascurati; importante che sempre e tempestivamente i genitori si rivolgano al pediatra o ad un operatore del settore ( nutrizionista, naturopata, psicologo, ecc).
Sonia Lio, staff Nutrifood