Meno fruttosio per la gotta
14 Dicembre 2008La gotta è una patologia artritica infiammatoria per la quale sono noti da tempo diversi fattori di rischio: sovrappeso e obesità, età, sesso maschile, insufficienza renale, eccessivo consumo di alcol e l’uso prolungato di diversi farmaci.
In un recente studio canadese si è voluta studiare la possibile associazione tra il consumo di fruttosio e soft drinks zuccherati con il rischio di gotta. Durante l’osservazione, durata mediamente 12 anni, sono stati seguiti 46.393 uomini, di età compresa tra 45 e 70 anni, senza storia di malattia in atto. Durante il follow up sono stati segnalati 755 casi di gotta. Il rischio di sviluppare la malattia è risultato essere decisamente più alto nei soggetti che riferivano un elevato consumo di bibite zuccherate (5-6 per settimana) rispetto a coloro che ne consumavano in misura ridotta (meno di 1 al mese). Inoltre, il rischio si è dimostrato più alto anche nei soggetti consumatori di grandi quantità di frutta (in particolare mele e arance) o abituali bevitori di succhi di frutta. Da tempo le raccomandazioni alimentari per i soggetti malati di gotta sono incentrate sulla riduzione dell’apporto di purine contenute nelle carni, nella birra, in alcuni legumi ed in qualche tipo di pesce (sardine e aringhe in particolare); il lavoro in questione porta con sé un elemento di novità per la prevenzione e la terapia alimentare degli individui malati di gotta o a rischio di malattia.
E’ bene ricordare che il lavoro fa riferimento ad una popolazione, quella nord-americana, in cui è preminente il consumo dello sciroppo di mais, ricco in fruttosio, per dolcificare succhi di frutta e bibite industriali; si ritiene che questo zucchero, avendo un minor effetto sul senso della sazietà, possa senza dubbio favorire il sovrappeso, fattore di rischio sia per la gotta che per altre patologie, tra cui ricordiamo la temibilissima sindrome metabolica, per la quale Nutrifood sta preparando un dossier di approfondimento.
Staff Nutrifood.