Vitamina D e prevenzione cardiovascolare

3 Febbraio 2010 By Paolo Palmas
E’ noto che scarsi livelli di vitamina D possono essere associati a deficit del tessuto osseo; l’osteoporosi e molte forme di osteopenia possono, in certi contesti, trarre benefici da un’adeguata supplementazione di vitamina D, al fine di raggiungere livelli plasmatici congrui.
Ora però un nuovo studio, presentato al meeting annuale dell’ American Heart Association, documenta che la vitamina D contribuisce al benessere del cuore, e che livelli non sufficienti possono significativamente incrementare il rischio di ictus e malattie cardiache.
Per oltre un anno i ricercatori hanno seguito 27686 persone con più di 50 anni, uomini e donne, con nessuna storia di malattia cardiovascolare precedente. I soggetti sono stati divisi in 3 gruppi in base ai livelli personali di vitamina D nel sangue; normali (con valori pari o superiori a 30 nanogrammi per millilitro), bassi (con valori compresi tra 15 e 30 nanogrammi) e molto bassi ( con meno di 15 nanogrammi per millilitro). Lo studio ha dimostrato che nei soggetti con livelli molto bassi di vitamina D aumentava del 77 % la probabilità di morire, del 45 % la probabilità di sviluppare una malattia coronarica e del 78 % la probabilità di un ictus. Inoltre le persone con livelli molto bassi di vitamina D hanno dimostrato un rischio doppio di sviluppare insufficienza cardiaca rispetto ai soggetti con livelli normali.
Le ragioni di questi risultati portano alla recente scoperta del ruolo svolto dalla vitamina D nel controllo della pressione arteriosa, della glicemia e dei livelli di infiammazione cellulare, tutti fattori di rischio cardiovascolare. E’ bene ribadire, come più volte riportato, che la condotta alimentare, attraverso il controllo dei livelli di insulina circolanti e delle intolleranze alimentari, ha un peso fondamentale nel limitare l’infiammazione cellulare.
Si ricorda che, oltre alle importanti fonti nutrizionali (soprattutto pesce grasso come salmone, sardine, sgombro e merluzzo), sono sufficienti 15-20 minuti di esposizione alla luce solare per convertire la provitamina D in accettabili livelli di vitamina D. I soggetti anziani e gli obesi rappresentano senza dubbio le categorie a maggior rischio di deficienza vitaminica, soprattutto durante la stagione invernale, in cui l’esposizione alla luce solare può non essere del tutto soddisfacente.
 
Staff Nutrifood.