Consumo di salumi e morte prematura

9 Marzo 2013 By Paolo Palmas
Chi ha frequentato i centri Nutrigoup è già stato informato su quanto le carni insaccate influiscano sul mantenimento di un adeguato stato di benessere; in questo senso sono in particolare le carni suine a favorire un “complotto” ai danni dell’integrità della barriera intestinale, determinandone un aumento della permeabilità mucosa, con conseguente incremento del riassorbimento di macromolecole tossiche che in realtà dovrebbero essere fermate dal filtro intestinale.
Un recente studio prospettico europeo, pubblicato su BMC Medicine (BMC Medicine 2013, 11: 63), ha voluto esaminare l’associazione tra il consumo di carni di ogni tipo (rossa, pollame, lavorata e trasformata) con il rischio di morte prematura. Lo studio ha coinvolto 448.568 persone, uomini e donne, di età compresa tra 35 e 69 anni, senza evidenza di malattie cardiovascolari e cancro; l’osservazione è durata circa 13 anni e ha preso in considerazioni le variabili legate al fumo, alla dieta, all’indice di massa corporea ed all’attività fisica.
Durante il periodo di follow-up sono morte 26.344 persone ( 1 persona ogni 17) e di queste, chi dichiarava di consumare oltre 150 grammi al giorno di carne conservata (prosciutti, salami, salsicce, pancetta e gli altri insaccati in genere) ha visto aumentare il rischio globale di morte prematura del 44% rispetto a coloro che ne mangiavano non più di 20 grammi al giorno. L’associazione è stata particolarmente significativa per le malattie cardiovascolari ed il cancro, il cui rischio è aumentato rispettivamente del 72% e dell’11%.
Moderare l’introito di carni lavorate e conservate è dunque un importante passo verso la salute.
Paolo Palmas, Nutrizionista, Coord. Resp. Nutrigroup