COVID E LONG COVID: NUTRIZIONE E NUTRACEUTICA

1 Novembre 2021 By Paolo Palmas

Molti pazienti, a distanza di mesi dalla guarigione  da Covid, lamentano disturbi di varia entità, tanto che il britannico National Institute for Health and Care Excellence ha codificato ed inserito questo insieme di sintomi nel più ampio contenitore del Long Covid.

Si tratterebbe di condizioni non dipendenti dall’entità della malattia, dal sesso (anche se quello femminile sembrerebbe più colpito) o dall’età, ma connesse con alcune caratteristiche dei soggetti colpiti, tra cui l’indice di massa corporea e lo stato “infiammatorio” individuale, sostenuto anche da un’alimentazione non adeguata.

Astenia, dolori, mialgie, artralgie, inappetenza, insonnia, ma anche dispnea, affanno, tosse, disturbi cardiovascolari, gastrointestinali e neurologici sono alcuni dei sintomi generali o organo-specifici più descritti nell’80% dei pazienti colpiti.

Per contrastare gli effetti più gravi della malattia da Sars-CoV-2 e del Long Covid, si è data poca attenzione alla cura dell’alimentazione. In questo senso, due grandi lavori scientifici ( Clin Nutr ESPEN. 2021 Feb;41:423-428 e Brain Behav Immun. 2020 Jul;87:53-54) hanno tracciato le caratteristiche dei pazienti colpiti: il 42,5% risultava in sovrappeso, il 51,2% presentava una carenza di Vitamina D e di alcuni elettroliti come calcio e magnesio, il 65,9% presentava un cattivo stato nutrizionale e pro-infiammatorio, caratterizzato da una dieta ricca di grassi saturi, sale e zuccheri, poco bilanciata e scarsamente individualizzata. La patologia si è dimostrata più lunga e più compromettente nei soggetti obesi o in sovrappeso, perché le cellule adipose stimolano l’infiammazione sistemica attraverso un’elevata produzione di Interleuchina-6; il noto recettore Ace-2, la porta di ingresso del Sars-CoV-2, è poi largamente espresso nelle cellule adipose.

Anche lo sbilanciamento dei grassi alimentari, come più volte rimarcato da Nutrigroup, conduce all’amplificazione della risposta infiammatoria, e favorisce la replicazione del virus, che utilizza le nostre cellule per creare nuove particelle virali; ripristinare il giusto equilibrio, sia qualitativo che quantitativo, tra i grassi assunti con la dieta favorisce l’effetto protettivo verso molti fenomeni connessi al Covid, soprattutto quelli cardiovascolari e neurologici.

Diventa essenziale dunque l’assunzione di macro e micro-nutrienti nell’alimentazione quotidiana, tra  cui acidi grassi, acido folico, zinco, selenio, ferro, alcuni polifenoli e la vitamina D; le scelte nutrizionali devono essere personalizzate, specifiche per genere e per caratteristiche biologiche individuali, ed avere un “impianto” antinfiammatorio di base.

L’astenia è uno dei sintomi maggiormente presenti nel Covid e nel Long Covid, e per questa ragione è importantissimo il ruolo delle proteine per la ricostruzione del muscolo, in quanto la “perdita” muscolare danneggia anche la risposta immunitaria.

Anche l’assunzione di alimenti ricchi in glutammina e in polifenoli, veri e propri modulatori epigenetici del microbiota, o ancora l’utilizzo di fibre prebiotiche (in grado di mantenere “allenato” il nostro sistema immunitario)  e di elementi nutrizionali in grado di tenere a bada lo stress ossidativo e i radicali liberi (glutatione, acido lipoico, N-acetilcisteina per esempio) sono elementi nutrizionali fondamentali per la salute in genere, e ancor più in queste manifestazioni cliniche.

Infine un suggerimento sulle bevande: le esperienze cinesi in tema di Covid hanno dimostrato che il tè verde, grazie al suo corredo di polifenoli (tra cui l’epigallocatechingallato), si è dimostrato efficace nella diminuzione dei livelli delle sostanze che mediano l’infiammazione.

In questa direzione si colloca dunque l’importanza di un progetto nutrizionale individuale, al fine di abbattere l’impatto infiammatorio sostenuto da condotte alimentari sbilanciate e quindi scarsamente orientate alla prevenzione.

Paolo Palmas

Naturopata Nutrizionista, Resp. Nutrigroup