NUTRACEUTICA E QUALITA’ DEI NUTRIENTI PER COMBATTERE IL FEGATO GRASSO
22 Gennaio 2024Complice un’alimentazione sempre meno attenta e decontestualizzata dalle necessità individuali, negli ultimi 50 anni l’obesità è triplicata, portando con sé un aumentato rischio di sviluppare moltissime patologie, da quelle metaboliche e cardiovascolari fino a quelle degenerative. In questa direzione, per esempio, è documentata l’associazione tra obesità e steatosi epatica non alcolica (NAFLD), la cui prevalenza nei soggetti obesi è stimata al 50%-70%.
La dieta è senza dubbio una parte fondamentale del percorso terapeutico dei soggetti obesi con NAFLD: ma qual’è la più indicata? È sufficiente ridurre l’apporto calorico, come proposto da una nutrizione arcaica e poco individualizzata, oppure, come da sempre sostiene Nutrigroup, è meglio intervenire anche sulla tipologia dei nutrienti introdotti?
Un recente studio di matrice olandese (Nutrients. 2023 Feb 1;15(3):735) fornisce una possibile risposta a questa domanda, sebbene la piccola dimensione del campione richieda ulteriori conferme.
Nello studio, controllato e randomizzato, gli autori hanno coinvolto 13 volontari obesi al fine di comprendere quale fosse l’impatto di grassi saturi e cibi ad alto indice glicemico sugli esiti di una dieta dimagrante; i soggetti hanno seguito per due settimane un regime alimentare ipocalorico con cibi a basso indice glicemico e grassi insaturi e, dopo 4 settimane di wash out, altre due settimane di regime ipocalorico, ma ricco in cibi ad alto indice glicemico e grassi saturi. Alla fine di ogni periodo di dieta gli autori hanno misurato quantità del grasso epatico, glicogeno epatico, glucosio, trigliceridi e acidi grassi liberi nel plasma, ed infine l’Indice di Massa Corporea (BMI).
Alla fine del periodo di osservazione, in entrambi i regimi alimentari si è rilevata una perdita di peso nella prima settimana, seguita da un periodo di stabilizzazione. Analizzando però bene i parametri ematochimici, lo studio rivela che il grasso epatico diminuisce notevolmente dopo solo 2 settimane di dieta povera in grassi saturi e cibi ad alto indice glicemico, mentre lo stesso non si può dire per l’altro regime dietetico; e ciò indipendentemente dall’avvenuta o meno perdita di peso.
Ciò significa che il dimagrimento di un paziente obeso non è necessariamente accompagnato da una riduzione del grasso epatico. Anche i risultati relativi al monitoraggio del glucosio sottolineano l’importanza di scegliere i cibi giusti da inserire in una dieta ipocalorica per soggetti obesi con NAFL: la glicemia interstiziale infatti risulta decisamente inferiore nei pazienti che hanno seguito una dieta povera in grassi saturi e alimenti ad alto indice glicemico, rispetto al secondo gruppo.
Infine, anche i valori di trigliceridi ematici sono risultati decisamente migliori nel gruppo a dieta controllata.
Paolo Palmas
Naturopata Nutrizionista, Resp. Nutrigroup