Nichel

22 Giugno 2007 By Paolo Palmas
Il nichel è un metallo presente in molti oggetti di uso comune spesso responsabile di alcune patologie definite “da contatto” e può essere presente come contaminante nelle acque di acquedotto, nonché quale componente di alcuni cibi.
Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dell’incidenza delle ipersensibilità al nichel. Sono soprattutto le patologie cutanee ad essere favorite da un carico eccessivo di nichel o dalla presenza di una reattività specifica.
Gli oggetti che ne contengono in quantità significative sono:
  • OGGETTI E LEGHE METALLICHE, come bigiotteria, occhiali, orologi, bottoni metallici, chiusure lampo, fermagli di biancheria intima, chiavi, accendini, targhette di identificazione, manici di ombrelli, maniglie delle porte, monete (i centesimi di euro ne contengono più delle lire, ma molto meno che una comune brioche), oggetti cromati, ecc.
  • ATTREZZI DOMESTICI E PROFESSIONALI, utensili da cucina, lavelli metallici, aghi, forbici, ditali, fermacarte, ecc.
  • DETERSIVI, COSMETICI E ALCUNE TINTURE PER CAPELLI
  • ORO BIANCO e ARGENTO
  • AMALGAMA, per cure dentistiche
  • INCHIOSTRI PER FOTOCOPIATRICI O STAMPANTI
  • COLORANTI PER TESSUTI E CARTA DA PARATI
  • PROTESI:comprese in alcuni casi le protesi dentali, oltre a quelle ortopediche e alle valvole cardiache.
Anche gli alimenti possono determinare un eccessivo carico di nichel; la sintomatologia tipica dell’allergia al solfato di nichel, ritenuta talvolta solo da contatto, è dovuta in realtà anche all’introduzione alimentare di sostanze che lo contengono. In questi casi è opportuno limitare o ridurre drasticamente il consumo dei seguenti cibi:
  • SPINACI, FUNGHI, POMODORI, ASPARAGI, RABARBARO, AVENA
  • UVA PASSA, PRUGNE, KIWI, PERA
  • LENTICCHIE, FAGIOLI E PISELLI (in ordine decrescente)
  • AVENA, MAIS, CIPOLLA
  • ARINGHE e OSTRICHE
  • CIBI IN SCATOLA
  • CACAO
  • MARGARINE E GRASSI VEGETALI (IDROGENATI O NON): alla loro preparazione concorrono diversi oli, e molto spesso anche quelli di mais. Vengono usati a livello industriale soprattutto come ‘addensanti’ (le case produttrici inoltre possono allungare i tempi di scadenza dei preparati alimentari), e la loro assunzione dall’alimentazione comune è praticamente inevitabile: crackers, biscotti, grissini, patatine fritte, arachidi e noccioline ( ma solo tostate), i pani speciali, fette da toast, focacce, crostini, cioccolato, gelati, caramelle, pasticceria industriale (merendine, biscotti, brioches, pasticcini, snack, ecc), dadi da brodo (anche quelli solo vegetali), alcune marmellate, il fast food, i cibi fritti, la frutta secca e i semi oleosi.