Suggerimenti nutrizionali
28 Giugno 2007La dieta non determina soltanto, come è intuibile, la quota legata alla parte cosiddetta esogena del colesterolo rilevato alle analisi, ma influenza direttamente anche quello endogeno, cioè quello prodotto dall’organismo (che raggiunge quasi l’80% del colesterolo totale). Ridurre drasticamente l’apporto esogeno induce una risposta riflessa (feedback) che innalza la quota di sintesi endogena da parte del fegato. La condotta alimentare deve quindi essere normocalorica (inutile sperare di abbassare il colesterolo riducendo i grassi saturi, per poi consumare abbondanti porzioni di carboidrati), variabile nella scelta dei cibi, orientata ad incrementare la quota HDL di colesterolo attraverso, per esempio, il consumo moderato di vino rosso (1 bicchiere a pasto), di olio extravergine di oliva ottenuto a freddo e di pesce, ricco in acidi grassi omega 3. Anche la presenza di eventuali reattività specifiche come intolleranze o allergie potrebbe provocare un aumento del colesterolo, a causa della persistente reazione immunitaria determinata dal cibo avverso.
Recenti studi individuano il vero pericolo per l’aumento del colesterolo nel consumo eccessivo dei cosiddetti grassi vegetali idrogenati, sostanze usate nell’industra alimentare in qualità di leganti. Questi grassi (definiti trans, per la forma isomerica che assumono dopo la lavorazione) provocherebbero un incremento soltanto del colesterolo LDL, quello cattivo, contribuendo così ad aumentare il valore dell’indice di rischio. I grassi vegetali idrogenati, cioè le margarine, sono presenti in un numero illimitato di prodotti consumati quotidianamente e sono considerati oggi il prototipo del “cibo spazzatura”: grissini, crackers, biscotti, brioches, pane, prodotti di pasticceria, dadi da brodo, e molti altri ne contengono in quantità. Per quantificare il fenomeno, si pensi che una bistecca da 150 grammi contiene la stessa quantità di grassi vegetali trans di un singolo biscotto (vd tabella che segue, fonte New England Journal of Medicine, dicembre 1993).
prodotto | quantità | contenuto in grassi vegetali |
carne di manzo | 150 g | 0,90 g |
pollo | 150 g | 0,10 g |
burro | 5 g | 0,10 g |
margarina | 5 g | 0,62 g |
fetta di torta | 1 pezzo | 1,04 g |
biscotto | 1 pezzo | 0,86 g |
pop corn | 30 g | 1,60 g |
crackers | 1 pezzo | 0,12 g |
pasticcino | 1 pezzo | 3,03 g |
patate fritte | 100 g | 3,00 g |
brioche | 1 pezzo | da 0,5 a 3,20 g |
patatine fritte | 100 g | 0,42 g |
olio vegetale | 5 g | 0,02 g |
Essendo i glicidi i veri precursori del colesterolo, negli ultimi anni si è potuto dimostrare che la diminuzione del consumo di carboidrati e la riorganizzazione della condotta alimentare che confluisca in un corretto rapporto tra i macronutrienti (40% di carboidrati, 30% di protidi, 30% di lipidi) riduce la produzione endogena di colesterolo. Limitare la risposta insulinica appare oggi uno dei punti chiave per il controllo delle dislipidemie.