Dieta e pollinosi: corrispondenze nutrizionali
17 Maggio 2009Con l’arrivo della primavera per molte persone inizia un periodo critico, in cui stare semplicemente all’aperto diventa un problema spesso invalidante. Secondo le più recenti statistiche le allergie respiratorie in Italia interessano il 10-15 % della popolazione, con prevalenza nelle aree del Centro-Nord, dove l’inquinamento ambientale dovuto al maggior grado di industrializzazione aumenta la sensibilizzazione individuale verso i pollini. L’insorgenza è più comune nell’adolescenza, ma può interessare tutte le fasce di età.
La manifestazione clinica della rinite allergica più comunemente osservata comprende starnuti ripetuti in rapida successione, prurito al naso, congiuntivite accompagnata da bruciore e lacrimazione, rinorrea acquosa ed ostruzione nasale, particolarmente accentuata la sera e la notte, in cui la posizione supina favorisce il ristagno dei liquidi.
Classificazione delle riniti
Al di là delle comuni norme igienico-ambientali da adottare (non areare gli ambienti nelle ore calde, in cui la concentrazione atmosferica di pollini è più elevata, utilizzare impianti di climatizzazione dotati di filtri anti-polline, ecc), dal punto di vista alimentare è opportuna la riduzione di alcuni elementi nutrizionali, in funzione della loro cross-reattività con gli agenti inalatori responsabili della reattività individuale, che potrebbero quindi esaltare e peggiorare la manifestazione clinica. In questo senso, per esempio, il soggetto allergico alle graminacee, nel periodo compreso tra maggio e settembre, dovrebbe ridurre soprattutto il consumo di frumento, pomodoro, melone, anguria, arancia e kiwi, mentre l’individuo reattivo alle betulacee, tra marzo e maggio, dovrebbe limitare l’utilizzo di mela, pera, pesca, carota, albicocca, prugna, banana, sedano, finocchio, mandorla e prezzemolo (per tutte le cross-reattività tra allergeni inalatori ed alimentari clicca qui).
Da tempo, nei meccanismi patogenetici delle pollinosi, si dà molta importanza all’eventuale presenza di intolleranze alimentari, le quali, sostenendo un continuo e ripetuto stimolo infiammatorio, comprometterebbero la resistenza delle mucose e l’efficienza dei normali meccanismi di difesa dell’organismo. Si ricorda che le intolleranze alimentari sono risposte di ipersensibilità di tipo ritardato, in cui la manifestazione clinica collegata è espressione di una ripetuta introduzione dei cibi verso cui è presente reattività. Per questi motivi è necessario verificarne la presenza attraverso specifici test, come quello che si esegue presso i centri Nutrifood, e riorganizzarne l’assunzione.
E’ bene ricordare che la maggior parte degli allergeni alimentari sono glicoproteine a basso peso molecolare che possono produrre reattività individuale sia attraverso meccanismi dose-indipendenti (come nel caso delle risposte allergologiche classiche, mediate dalle IgE) sia attraverso meccanismi dose-dipendenti, che comprendono le intolleranze alimentari, in cui il superamento di una soglia individuale è il risultato dell’assunzione ripetuta di cibi contenenti gli stessi allergeni (crf nella tavola le riniti pseudollergiche).
Infine, è opportuno garantire un buon funzionamento dell’intestino, attraverso la programmazione di una condotta nutrizionale che limiti il consumo di alimenti particolarmente irritanti, flogogeni e fonte di fermentazione non congrua. E’ bene sottolineare che a livello intestinale vi è la produzione di un’elevatissima quota di componenti del sistema immunitario; ricercare il benessere intestinale equivale a garantirsi una maggior efficienza immunitaria.
Staff Nutrifood.