Alimentazione e adolescenza

27 Ottobre 2008 By Paolo Palmas

L’alimentazione è un argomento che interessa molto gli adolescenti perché fa parte di quelle abitudini che sono sempre state sotto lo stretto e diretto controllo dei genitori ma che, proprio nell’adolescenza, diventano gestite in modo più autonomo, facendoli sentire grandi e finalmente padroni del loro corpo. L’alimentazione, come l’abbigliamento, diventa per gli adolescenti un biglietto da visita, una modalità di comunicazione, di scambio e di condivisione di un mondo tutto loro dove l’adulto è tenuto, spesso, rigorosamente fuori. I pasti consumati a scuola o nelle paninoteche diventano momenti di aggregazione importante, dove il protagonista non è il cibo con il suo potere nutritivo, ma il valore simbolico che ad esso viene attribuito. Le cene in famiglia diventano invece, spesso, momenti noiosi da cui fuggire il prima possibile. Il problema è il potere, in mano agli adolescenti nella prima situazione, di nuovo in mano agli adulti nella seconda. Le abitudini alimentari apprese nell’infanzia spesso vengono completamente aborrite nell’adolescenza, come ulteriore gesto di ribellione e protesta contro gli adulti ma, se correttamente trasmesse, poi ritornano in fasi avanzate dello sviluppo: per questo motivo è importante che i genitori non smettano mai di crederci e di rinforzarle. L’ambiente domestico e quello scolastico svolgono, quindi, un ruolo essenziale nella definizione del rapporto del bambino col cibo, acquisizioni che rimarranno in lui per tutta la vita.

Il fabbisogno energetico degli adolescenti è proporzionale al ritmo di crescita e, in condizioni di normalità, viene espresso attraverso l’appetito; questo permette loro di mantenere un buon equilibrio energetico e, se associato ad una dieta variata che fornisce i nutrienti necessari, la crescita e lo sviluppo sono garantiti. Lo stress e i turbamenti emotivi possono tuttavia influire negativamente sull’equilibrio energetico degli adolescenti, determinando un consumo insufficiente o eccessivo di cibo. Nervosismo, problemi dentali e della pelle, bassa autostima, difficoltà famigliari, scolastiche o sociali possono provocare un alterazione dell’appetito che può diventare disordine alimentare. La diffusione di sovrappeso e obesità nei bambini e negli adolescenti costituisce infatti attualmente un grave problema nutrizionale collegato quasi sempre alla presenza di uno squilibrio emotivo, ed è probabile che tale patologia persista nell’età adulta. Gli adolescenti purtroppo sono i più esposti alle mode alimentari e alle pubblicità ingannevoli, e spesso saltano i pasti, sviluppando abitudini alimentari irregolari ed errate. Numerosi studi, infatti, evidenziano come soprattutto le adolescenti quando vogliono dimagrire smettono di mangiare, provocando danni alla salute.Nel rapporto con il cibo si esprime sempre il rapporto con il proprio sé, tema molto precario e delicato proprio durante l’adolescenza, dove l’identità è ancora confusa e costantemente minata da incertezze, paure, giudizi, proiezioni. L’adolescente fatica a riconoscersi nel suo nuovo corpo, fatica ad accettarsi, e mette in discussione sè stesso e il mondo di valori a cui è sempre appartenuto: questo genera un vuoto esistenziale ed emotivo che può essere colmato solo attraverso il riconoscimento degli altri, la relazione con gli altri, l’apprezzamento degli altri. Per questo motivo il fisico deve avere quelle dimensioni e quelle caratteristiche che sono di moda nella società in cui si vive, e l’adolescente farà qualsiasi sforzo per omologarsi ai modelli proposti. Il valore estetico diventa allora più importante della salute del corpo, poiché è il primo che colma l’inadeguatezza, l’insicurezza, la non accettazione di sé e degli altri. Gli adolescenti in fase di sviluppo sono particolarmente attenti all’immagine del proprio corpo, che confrontano costantemente con modelli pubblicitari distorti, e la discrepanza tra come sono e come credono di dover essere influisce profondamente sul benessere emotivo e sulla salute fisica. Spesso infatti gli adolescenti assumono errate e nocive abitudini alimentari piuttosto che impegnarsi in attività sportive; il controllo del cibo diventa infatti un importante elemento di potere e di autorealizzazione.

L’arcaica minaccia che il bambino lanciava ai genitori riguardante il cibo per dimostrare il diritto di esistere, di essere riconosciuto, di avere un potere, nell’ adolescente viene rivolta a sè stesso. Le diete vengono cominciate ma mai finite; ad un prolungato digiuno segue un’assunzione smodata di cibo. L’ansia, la rabbia, l’inquietudine vengono sedate mangiando voracemente, per poi lasciare sensi di colpa ed impotenza troppo pesanti da gestire. Questi meccanismi vengono sperimentati da tutti gli adolescenti ma l’intensità, la temporaneità, l’impatto emotivo sono estremamente soggettivi e dipendono da molteplici fattori, quali la struttura di personalità dell’adolescente, la famiglia che ha alle spalle, la possibilità di chiedere aiuto e di confrontarsi con modelli di riferimento sani, gli hobbies e gli interessi, il rapporto con i coetanei. Possono durare poco, presentarsi in modo saltuario ed estemporaneo e poi estinguersi nel nulla senza lasciare strascichi, oppure possono diventare persistenti e pervadere la modalità di funzionamento psichica dell’adolescente, possono diventare episodi da ricordare e raccontare agli amici o patologie gravi come l’anoressia, la bulimia, l’obesità.

Ai genitori spesso spaventati di fronte a questi comportamenti anomali dei figli un forte incoraggiamento a non mollare mai la presa, a continuare ad essere accanto ai loro cuccioli anche quando sentono forte la distanza e il rifiuto, a trasmettere sempre i valori in cui credono, ad accompagnarli nella difficile impresa della crescita senza tarparli ma incoraggiandoli, aiutandoli a rialzarsi.

Sonia Lio, psicoterapeuta, consulente Nutrifood