Equilibrio acido-base per il benessere
31 Marzo 2009L’organismo umano, fin dalle prime fasi della vita, tenta di adeguarsi a tutte le situazioni esterne ed a conservare i suoi equilibri interni; questa capacità del corpo, in continuo dinamismo, è definita omeostasi.
Tra i valori corporei da mantenere sotto controllo vi è anche il ph, un dato in continuo cambiamento che definisce il grado di acidità (raramente si verificano stati di basicità) di un tessuto. Uno dei fattori fondamentali che concorre alle variazioni del ph è l’alimentazione, che spesso è caratterizzata dal forte consumo di componenti acidificanti o dalla carenza di cibi alcalinizzanti; tra gli altri fattori in grado di aumentare le scorie acide vi sono lo sport intensivo, le intolleranze alimentari, l’insufficiente apporto di acqua, lo stress psico-fisico, la vita sedentaria, il fumo di sigaretta e l’abuso di farmaci e superalcolici. Quando la quantità di scorie acide supera quella che l’organismo è in grado di smaltire insorge l’acidosi tissutale, la quale, se protratta e non compensata, ostacola il corretto funzionamento cellulare, procurando disturbi che possono nel tempo evolvere anche in patologie.
I sintomi collegati all’iperacidosi sono molteplici: stanchezza, sonnolenza, irritabilità, candidosi, cellulite, crampi muscolari, stipsi, emicranie, alitosi, minor resistenza alle infezioni ed osteoporosi. La misurazione del ph delle urine (è sufficiente procurarsi delle cartine tornasole e un bicchierino di plastica per la raccolta del campione) costituisce senza dubbio il mezzo più comodo e veloce per valutare il grado di acidificazione dei tessuti extracellulari. In condizioni di buona salute il ph delle (seconde) urine del mattino dovrebbe avere un valore superiore a 6; si ricorda che una certa acidità delle urine al risveglio è del tutto normale, in quanto il riposo notturno favorisce l’eliminazione renale dei cataboliti acidi. Durante il giorno, il ph urinario dovrebbe tendere a salire, in quanto l’organismo comincia ad accumulare nei tessuti le varie sostanze acide che man mano si formano.
Il ripristino dell’equilibrio acido-base non può prescindere dall’applicazione di un corretto programma nutrizionale; necessaria la riduzione dei cibi altamente acidificanti come zucchero raffinato, formaggi, carne e pesce conservati, tuorlo d’uovo, grassi vegetali raffinati, alcolici, cereali ma anche alcune verdure (porro, cipolla e pomodoro) e alcuni frutti (albicocche e prugne secche). Contestualmente è preferibile favorire il consumo di alimenti alcalinizzanti, come frutta fresca e verdura di stagione (ad eccezione di quella acidificante), le mandorle e l’acqua naturale. Anche la verifica di eventuali intolleranze alimentari può costituire un valido aiuto per fronteggiare l’eccesso di metaboliti tossici acidi.
In molti casi, per compensare lo stato di acidosi tessutale è necessario ricorrere all’assunzione di integratori alimentari a base di sali alcalini, bicarbonati o citrati, da valutare con attenzione però in caso di ipertensione arteriosa o patologie renali gravi.
Una menzione particolare per le donne in gravidanza; il feto in accrescimento può depauperare le riserve della mamma, soprattutto per quel che riguarda il contenuto di minerali. Il consumo di adeguate quantità di frutta e verdura, e la supplementazione con sali alcalinizzanti, è pressoché indispensabile per evitare che lo scheletro della donna si indebolisca troppo.