La programmazione di regimi dietetici dimagranti non personalizzati, supportati talvolta da pericolose influenze mediatiche, costituisce certamente uno dei più grossi rischi per la salute dei nostri organi e per il benessere individuale.
Nel passato la nutrizione è stata condizionata da errate credenze e falsi miti, che ne hanno attribuito un ruolo spesso marginale e trascurabile in tema di prevenzione; negli ultimi anni ci si è riavvicinati ai principi ippocratici che vedono nella corretta alimentazione uno dei capisaldi per mantenere lo stato di salute, con la possibilità di applicare in maniera integrata le diverse conoscenze acquisite.
In questo senso, la conoscenza del “metabolismo intermedio” costituisce certamente uno dei parametri più importanti per individuare la corretta tipologia alimentare e rendere specifico un programma. Fu il biochimico americano Watson, tra il 1955 ed il 1960, il primo a rendersi conto della differente reazione metabolica tra individui sottoposti al consumo degli stessi alimenti; il metabolismo intermedio è dunque correlato alla serie di reazioni chimiche che avvengono all’interno delle nostre cellule e che convertono il cibo in energia.
In base alla “tipologia ossidativa” si possono identificare 3 tipi di metabolismo intermedio:
1. Ipossidatore, caratteristico di una persona che metabolizza male i grassi, poco le proteine e meglio gli zuccheri; sono individui che tendono ad ingrassare facilmente, e se consumano alimenti poco compatibili riprendono velocemente l’eventuale peso perduto.
2. Iperossidatore, che metabolizza male gli zuccheri, poco i grassi e meglio le proteine; sono individui che tendono ad ingrassare velocemente arrivando anche all’obesità, ma la perdita di peso può essere altrettanto veloce e duratura.
3. Normossidatore, tipico di una persona che non presenta squilibri metabolici, a cui corrisponde normalmente un peso adeguato e stabile.
Ciascuna di queste forme metaboliche necessita di suggerimenti nutrizionali specifici, in modo da potersi alimentare seguendo uno schema finalmente libero dal semplicistico modello a calcolo calorico. Così, per esempio, per il metabolismo lento può esser utile ridurre alcune verdure ricche di purine, tra cui rucola, cavolo, rapa rossa e spinaci, alcuni prodotti ittici (anguille, crostacei, molluschi), latticini e insaccati; per il metabolismo veloce utile limitare alcuni ortaggi come pomodoro, patate, rape, cipolle e insalate verdi a foglia larga, latticini freschi, bevande alcoliche ed alcuni cereali (in particolare riso bianco, polenta e prodotti da forno raffinati).
E’ utile ricordare che fra le molteplici cause in grado di alterare il metabolismo intermedio vi sono le intolleranze alimentari, le errate abitudini nutrizionali, diete drastiche e troppo restrittive, le intossicazioni croniche (per esempio da metalli pesanti) e le ipoattività prolungate.
La conoscenza ed il controllo di tutte queste variabili permette dunque di ottenere una miglior performance psicofisica (utile anche per gli sportivi), un più rapido e duraturo dimagrimento ed il mantenimento nel tempo dei risultati acquisiti.
Paolo Palmas
Naturopata Nutrizionista, Resp. Nutrigroup