Dimagrire seguendo il modello evolutivo

28 Marzo 2015 By Paolo Palmas
Il controllo del peso è certamente uno dei problemi più affrontati nel mondo occidentale, ed è funzionale a diversi meccanismi molecolari, solo in parte conosciuti, che dovrebbero orientare l’approccio secondo un modello individualizzato e ben diverso dal tradizionale regime a “calcolo calorico”.
I nostri corpi sono sistemi biologici predisposti a conservare nutrimento, elemento questo che ha permesso la sopravvivenza della specie in periodi in cui i popoli nomadi, ad esempio, mangiavano in forma irregolare e non sapevano quando sarebbe stato il pasto successivo. Il gene che presiede a questa conservazione, identificato da Friedman nel 1994, si chiama “OB” e codifica la sintesi di un ormone, la leptina, che segnala al cervello quante scorte di nutrimento l’organismo ha a disposizione. Il sistema è strutturato in modo tale che appena si riduce l’apporto di cibo (anche per una dieta) i centri cerebrali vengono allertati, e mettono in atto una serie di aggiustamenti che hanno lo scopo di garantire la sopravvivenza con scorte ridotte: si abbassano quindi i consumi, ed è per questa ragione che durante regimi ipocalorici tradizionali dopo un po’ si smette di dimagrire ed è più facile recuperare il peso perduto.
Dal momento che ingrassare ed esser in grado di fare scorte è un “ingannevole” segnale di salute per ogni organismo vivente, appare chiaro come la riduzione di assunzione di cibo, non importa se per dieta o carestia, possa indurre nel corpo una riduzione dei consumi e un abbassamento del metabolismo.
In gran parte del mondo gli stili di vita sono cambiati con una velocità esponenziale, molto lontani dai ritmi tipici dei millenni precedenti, mentre la stessa velocità di cambiamento non si è potuta verificare nel codice genetico dell’uomo, ancora fossilizzato a quello dell’antenato cacciatore e raccoglitore; paradossalmente il patrimonio genetico che ha costituito un vantaggio evolutivo rischia oggi di diventare la principale causa delle patologie legate al sovrappeso ed all’obesità. L’uomo infatti non ha perso nulla della sua eredità genetica e rimane legato ai suoi antichi meccanismi metabolici, che non potranno esser facilmente sostituiti dai nuovi.
Qualunque mancanza di nutrimento viene dunque interpretata dal sistema vivente come pericolosa per la sopravvivenza, ed innesca dei meccanismi adattativi che portano a “risparmiare”, abbassando in questo modo i livelli metabolici; ecco perché risulta così difficile dimagrire, se al tradizionale e spesso fallimentare approccio dietologico basato sulla semplice restrizione calorica (che porta addirittura ad un aumento del peso perduto, come documentato in numerosi studi) non si sostituisce un modello nutrizionale più complesso e maggiormente personalizzato.
La conoscenza di eventuali intolleranze alimentari, la cronobiologia nutrizionale, la biocompatibilità per emogruppo ed il controllo delle risposte ormonali al cibo sono solo alcune delle variabili che permettono di migliorare e rendere specifico un regime alimentare orientato soprattutto alla prevenzione ed al benessere, oltre che al calo ponderale.
 
Paolo Palmas

Naturopata Nutrizionista, Resp. Nutrigroup